La marsupializzazione della cisti di Bartolini
La marsupializzazione di Bartolini consiste nell’apertura della cisti e successiva esternalizzazione delle pareti, in modo da evitare il ristagno di liquido al suo interno e la recidiva.
Le cisti di Bartolini in buona parte dei casi non causano problemi o sintomi e tendono a risolversi spontaneamente.
Diverso è il discorso quando il liquido contenuto al loro interno si infetta dando origine ad un ascesso sintomatico, per cui è necessario il trattamento di marsupializzazione di Bartolini.
Le cisti di Bartolini
Le cisti di Bartolini si vengono a creare quando il liquido prodotto da queste ghiandole, la ghiandola di Bartolini, non riesce a defluire correttamente per lubrificare i tessuti vaginali, per via di un’ostruzione.
Le ghiandole in questione sono posizionate nella porzione postero-laterale dell’orifizio vaginale e in condizioni normali non sono palpabili: nei casi in cui il muco non riesca a defluire, queste si ingrossano, diventando delle cisti palpabili e visibili.
È un fenomeno più frequentemente diagnosticato nelle donne al di sopra dei 20 anni e generalmente asintomatico, salvo il caso in cui le cisti si infettino, formando degli ascessi fastidiosi e dolorosi, soprattutto durante i rapporti sessuali e mantenendo a lungo la stazione eretta.
L’infezione può portare anche alla comparsa di febbre.
La diagnosi delle cisti di Bartolini è generalmente semplice e clinica, tuttavia nelle donne in menopausa può essere richiesta una biopsia, in modo da escludere un eventuale tumore alla vulva, che si presenta in maniera simile.
La marsupializzazione di Bartolini
Come già accennato, le cisti di Bartolini asintomatiche non richiedono trattamento.
Se queste, invece, si infettano diventando ascessi, viene presa in considerazione la marsupializzazione, in modo da evitare il ristagno e successive recidive.
Si prende in considerazione, inoltre, nelle donne che hanno superato i 40 anni d’età, anche in assenza di sintomi.
È un intervento considerato sicuro, in alcuni casi eseguito in urgenza, in quanto il dolore può risultare insopportabile e invalidante.
L’intervento viene eseguito in anestesia generale o locale e prevede:
- l’incisione dell’ascesso;
- successivo drenaggio del liquido e pulizia della zona.
In seguito si applicano dei punti di sutura riassorbibili tra le pareti della cisti e la cute vulvare, in modo da evitare un successivo ristagno del liquido.
Il post-operatorio
Il post-operatorio a seguito di marsupializzazione di Bartolini è rapido, permettendo di riprendere la propria quotidianità fin da subito.
Possono essere normali delle perdite vaginali, della durata anche di 15-20 giorni, e dolore nella zona operata, che tende a risolversi entro una settimana.
In alcuni casi possono verificarsi delle recidive, sia nel lato operato che controlaterali.
Raramente, invece, si presentano complicanze, ma che devono essere tenute in conto; queste sono:
- emorragia durante o dopo l’intervento;
- fistole retto-vaginali;
- infezione della zona suturata.
Al fine di scongiurare quest’ultima evenienza, si prescrive durante il post-operatorio una terapia antibiotica.