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Home / Approfondimenti / L’intervento di embolizzazione del fibroma uterino

L’intervento di embolizzazione del fibroma uterino

L’embolizzazione è una pratica mini-invasiva per il trattamento del fibroma uterino: come si esegue, il post-operatorio e la ricerca di una gravidanza dopo l'intervento.
9 Giugno 2021
Approfondimenti
embolizzazione fibroma uterino roma

L’embolizzazione è una pratica mini-invasiva per il trattamento del fibroma uterino che vede un crescente interesse sia medico che da parte dei pazienti e che permette di evitare trattamenti maggiormente invasivi come l’isterectomia e la miomectomia.

Il fibroma uterino

fibroma uterino

Il fibroma uterino è un tumore benigno che viene a formarsi nel contesto della parete dell’utero e che interessa il 15-30% delle donne di età compresa tra i 30 e i 50 anni.

La produzione di estrogeni particolarmente alta in questo momento della vita, contribuisce alla crescita del fibroma uterino e alla loro espansione, tendendo a risolversi con l’arrivo della menopausa.

I fibromi sono generalmente asintomatici, ma in alcuni casi possono determinare le seguenti condizioni con:

  • ipermenorrea (mestruazioni abbondanti e più lunghe) con anemizzazione;
  • gonfiore addominale e dolori addominali;
  • dolore durante la minzione;
  • stitichezza o difficoltà alla defecazione.

L’embolizzazione del fibroma

embolizzazione fibroma

Nello specifico l’embolizzazione del fibroma uterino può essere eseguita in caso di:

  • fibromi sintomatici non peduncolati;
  • emorragie frequenti o gravi;
  • rischi associati all’anestesia generale e all’isterectomia (paziente ad alto rischio operatorio).

Al contrario, l’embolizzazione non può essere eseguita nei casi di:

  • fibromi asintomatici;
  • fibromi peduncolati;
  • gravidanza o sospetta tale;
  • possibili problemi associati all’uso del catetere;
  • allergie note ai mezzi di contrasto;
  • pazienti con terapie progestiniche in corso.

Come si esegue l'embolizzazione del fibroma

L’embolizzazione del fibroma richiede l’inserimento di un piccolo catetere, con accesso dall’arteria femorale fino alle arterie uterine.

Una volta localizzata la lesione, il catetere rilascia delle piccole sfere di materiale embolizzante che occludono il vaso che rifornisce di sangue il fibroma, determinando la sua graduale riduzione in grandezza e la cessazione dei sintomi ad esso associati.

Tale tecnica trova applicazione anche nel trattamento della fibromatosi uterina (presenza di più fibromi) con eccellenti risultati e meno rischi durante il post-operatorio.

I vantaggi dell’embolizzazione sono notevoli rispetto alla chirurgia che tradizionalmente viene applicata per i fibromi uterini.

I trattamenti più invasivi, come l’isterectomia e la miomectomia, sono sicuri ma al tempo stesso più aggressivi, in quanto richiedono un accesso chirurgico addominale laparotomico o laparoscopico in anestesia generale.

Le tecniche in questione sono gravate da:

  • tempi di recupero più lunghi (generalmente un mese);
  • degenza ospedaliera più lunga;
  • la possibilità di dover effettuare trasfusioni in caso di emorragie peri o post-operatorie.

L’embolizzazione dei fibromi, in questo senso, ha dei tempi di recupero molto più brevi (da 1 a 2 settimane), con dolore post-operatorio di minor intensità e durata, risultando un trattamento meno stressante per la donna.

Durata

La durata del trattamento di embolizzazione del fibroma è di circa un’ora.

Prima di sottoporsi a questo esame la paziente dovrà essere a digiuno di cibi solidi da almeno 8 ore, ma è consentito bere piccole quantità di liquidi (acqua non gassata o tè).

La paziente si recherà in sala radiologica con un accesso venoso periferico.

Il post-operatorio

L’embolizzazione è una tecnica poco invasiva ma è possibile, tuttavia, che si manifesti:

  • dolore addominale per alcuni giorni dopo l’intervento;
  • affaticamento;
  • febbricola;
  • espulsione di materiale necrotico;
  •  una insufficienza ovarica ed amenorrea transitoria, attribuita ad una mancata visualizzazione delle anastomosi utero-ovariche e ad una loro embolizzazione non desiderata.

Generalmente, se il fibroma è di diametro inferiore agli 8 cm la dimissione avviene anche il giorno successivo all’intervento.

La paziente sarà controllata nei 2 mesi successivi (poi a 6 mesi, a 12 mesi e infine una volta all’anno).

Gli esami strumentali previsti sono:

  • Eco-color Doppler;
  • Ecografia pelvica transvaginale;
  • Risonanza magnetica;
  • Emocromo, PCR ed LDH.

Per quanto riguarda il problema della fertilità, sappiamo che il fibroma può ostacolarla, ma numerose esperienze hanno dimostrato che la gravidanza anche dopo una embolizzazione delle arterie uterine è possibile.

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