L’intervento per il morbo di Crohn
Il morbo di Crohn è un’infiammazione cronica ai danni del tubo digerente, trattata generalmente con terapie farmacologiche e in rari casi con l’intervento chirurgico.
Questa procedura si rende necessaria nei pazienti in cui si verifica una stenosi, che aumenta il rischio di occlusione intestinale, che non può essere trattata ulteriormente con farmaci.
Il morbo di Crohn
Il morbo di Crohn è una patologia cronica che può interessare ogni tratto del tubo digerente, ma in particolar modo il tenue e il colon.
Il sintomo caratteristico del morbo di Crohn è una diarrea cronica e persistente, particolarmente presente nelle ore notturne, associato a:
- crampi addominali;
- perdita di peso;
- presenza di sangue nelle feci;
- ascessi;
- steatorrea, ovvero la presenza di grassi nelle feci, dato dal malassorbimento dei sali biliari, utili alla loro emulsione.
Le cause che portano al morbo di Crohn non sono chiare, ma si suppone una predisposizione genetica associata ad alterazioni dell’ambiente intestinale.
In quest’ultimo caso, si verifica una risposta immunitaria ai danni della mucosa intestinale, che crea lesioni in diversi punti.
Il fumo, inoltre, sembra essere un fattore di rischio predisponente.
L'intervento per il morbo di Crohn
L'intervento chirurgico è eseguita in nei casi complicati di morbo di Crohn.
Anche se le terapie farmacologiche riescono generalmente a mantenere la malattia sotto controllo, può essere possibile dover intervenire chirurgicamente nei casi di:
- formazione di ascessi addominali;
- fistole;
- malattia persistente anche seguendo la terapia farmacologica adeguata.
In alcuni casi più gravi, l’intervento chirurgico viene effettuato in regime d’urgenza; questi sono:
- occlusione intestinale;
- perforazione intestinale;
- riscontro di sangue nelle feci eccessivo.
L'intervento chirurgico del morbo di Crohn va inteso per la risoluzione della complicanza, non tanto per la cura della malattia.
Va sottolineato, infatti, che una delle caratteristiche principali della patologia è la recidiva frequente, mostrando in alcuni casi nuove stenosi nei pressi della zona soggetta a resezione.
In base alle necessità, dunque, si può ricorrere a due tipologie di intervento:
- la resezione intestinale;
- la stritturoplastica.
Resezione intestinale
La resezione intestinale è la rimozione parziale o totale dell’intestino, generalmente il colon, prendendo in questo caso il nome di colectomia.
Può essere eseguita, salvo eventuali controindicazioni, con tecnica laparoscopica, con un accesso di pochi cm effettuato nella parte bassa dell’addome, dentro i quali vengono inseriti gli strumenti chirurgici e la videocamera operatoria.
La rimozione di una porzione del colon richiede una semplice revisione del regime alimentare nel post-operatorio, per permettere alle ferite chirurgiche di guarire senza complicanze.
Considerando le frequenti recidive, la tendenza chirurgica odierna è quella di eseguire resezioni minime, in modo da risolvere la sintomatologia e permettere una guarigione più rapida.
Più complessi sono i casi in cui vi sia un interessamento del retto, in quanto può essere necessaria una proctectomia, con successiva creazione di una stomia a livello addominale, in quanto si perde la funzionalità dello sfintere anale.
Stritturoplastica
La stritturoplastica è un intervento meno invasivo rispetto alla resezione, eseguito nei pazienti:
Consiste nell’esecuzione di un’incisione longitudinale su tutta la zona interessata da stenosi, che viene poi richiusa trasversalmente, in modo da ristabilire il corretto passaggio.