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Home / Approfondimenti / Elettromiografia: che cos’è, come si esegue, a cosa serve, preparazione e durata

Elettromiografia: che cos’è, come si esegue, a cosa serve, preparazione e durata

L’elettromiografia serve per registrare le caratteristiche elettriche delle fibre muscolari e dei nervi periferici e di diagnosticare quindi la presenza di patologie neuromuscolari: un'analisi di come si esegue, della sua preparazione e durata.
3 Luglio 2025
Approfondimenti
elettromiografia roma

L’elettromiografia, termine comunemente indicato per identificare un esame neurofisiologico che comprende sia l’elettromiografia che l’elettroneurografia, è un test diagnostico utilizzato per evidenziare le patologie de:

  • il sistema nervoso periferico;
  • l'apparato muscolare.

L’elettromiografia, o esame elettromiografico, serve per registrare le caratteristiche elettriche delle fibre muscolari e dei nervi periferici e diagnosticare quindi la presenza di patologie neuromuscolari.

L’elettromiografia (EMG) è un esame diagnostico che valuta l’attività elettrica dei muscoli e dei nervi periferici.

Viene utilizzata per identificare disturbi neuromuscolari, come neuropatie, miopatie, radicolopatie o malattie della giunzione neuromuscolare (es. miastenia gravis).

L’EMG si compone solitamente di due parti: lo studio della conduzione nervosa, che misura la velocità con cui gli impulsi elettrici viaggiano lungo i nervi, e l’elettromiografia ad ago, che prevede l’inserimento di un elettrodo ad ago nel muscolo per registrare l’attività elettrica a riposo e durante la contrazione.

L’esame può provocare un lieve fastidio, ma è generalmente ben tollerato.

È fondamentale nella diagnosi differenziale tra patologie muscolari e nervose, guidando le decisioni terapeutiche.

L’interpretazione richiede esperienza specialistica e viene spesso associata ad altri esami clinici o strumentali per ottenere un quadro diagnostico completo e preciso.

L’elettromiografia

elettromiografia

L’esame EMG, come abbiamo visto, permette di diagnosticare malattie neuromuscolari verificando il corretto funzionamento di:

  • nervi periferici;
  • radici nervose;
  • muscoli.

Viene spesso prescritto come esame a chi presenta:

  • debolezza muscolare;
  • intorpidimento;
  • formicolio di una parte del corpo.

L’esame, come già detto, è composto da due parti:

  • elettroneurografia;
  • elettromiografia.

Elettroneurografia

Durante l’elettroneurografia lo specialista misura l'eccitabilità dei nervi periferici e ne valuta:

  • ampiezza del potenziale elettrico evocato;
  • velocità di conduzione;
  • latenza distale.

Questa parte si svolge con l’apposizione di uno stimolatore superficiale posizionato proprio sul nervo e di elettrodi collocati sul muscolo per registrare e valutare la conduzione elettrica.

Gli elettrodi si possono collocare anche sulla cute qualora si studi un nervo sensitivo e non motorio.

Inserimento dell’elettrodo ad ago

Nella seconda parte, un piccolo e sottile ago viene inserito nel muscolo. Nel far questo viene valutata:

  • la presenza di attività elettrica spontanea (normalmente assente);
  • l’attivazione ed il reclutamento muscolare durante uno sforzo richiesto al paziente;
  • il numero e la morfologia delle unità motorie.

I muscoli quindi coinvolti, a giudizio del medico, nel disturbo del paziente vengono esaminati:

  • a riposo;
  • con contrazione minima;
  • con contrazione massimale.

Nel caso vi sia un ridotto numero di attività motorie generate, si segnala sofferenza del nervo; nel caso di un numero di unità motorie elevato attivate precocemente vi è sofferenza muscolare.

L’esame diagnostico può essere portato avanti quando si percepiscono sintomi quali:

  • debolezza muscolare;
  • dolori e crampi muscolari;
  • paralisi;
  • spasmi muscolari involontari;
  • formicolio a carico di uno o più distretti del corpo;
  • alterazione della sensibilità;
  • intorpidimento.

A cosa serve l’elettromiografia

Le indicazioni per l’elettromiografia sono:

  • miopatia;
  • miosite (patologie a carico dei muscoli);
  • radicolopatie da ernie discali, artrosi cervicale, spondilolistesi (a carico dei motoneuroni del midollo spinale);
  • polinevrite (patologie a carico dei nervi);
  • polimiosite (patologia muscolare);
  • miastenia;
  • radicolite;
  • neuropatie periferiche;
  • distrofie muscolari (patologie degenerative dell’apparato muscolare);
  • poliradicolonevriti;
  • intrappolamento di un tronco nervoso (come la sindrome del tunnel carpale, sindrome del tunnel cubitale);
  • lesione dei tronchi nervosi.

L'elettromiografia fa male?

È un esame mininvasivo che non comporta dolori, ma solo un leggero fastidio al momento dell’esecuzione.

La preparazione per l’elettromiografia

Non esiste una vera e propria preparazione per l’elettromiografia, si raccomanda però di comunicare al medico eventuali terapie anticoagulanti e/o la presenza di pacemaker o defibrillatore.

La durata dell’elettromiografia

Questo esame diagnostico è di durata variabile e non comporta eccessivi fastidi per il paziente.

In media la durata di un’elettromiografia è di 15-30 minuti.

La durata dell’esame però può variare a seconda della patologia da identificare, dei distretti muscolari e dei motoneuroni da analizzare, arrivando a durare fino a 60 minuti nei casi di diagnosi più complicate.

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