La tiroidite di Hashimoto: sintomi, conseguenze, patologie correlate, diagnosi e cure
La tiroidite di Hashimoto è una malattia autoimmune della tiroide che induce l’organismo a produrre anticorpi che la attaccano.
Questa disfunzione del sistema immunitario può portare eventualmente ad alterazioni della:
- funzione della tiroide, ipotiroidismo più frequentemente o ipertiroidismo più raramente;
- morfologia della tiroide (noduli).
La tiroidite di Hashimoto, assieme ad altre patologie autoimmuni della tiroide, sono la causa più frequente di ipotiroidismo nel mondo occidentale.
La tiroidite di Hashimoto
Alla base della tiroidite di Hashimoto vi è una predisposizione genetica alla patologia; interessa, inoltre, maggiormente il sesso femminile.
I pazienti con altre patologie su base autoimmune, come:
- il diabete;
- la celiachia;
- la vitiligine,
sono maggiormente predisposti a sviluppare la tiroide di Hashimoto.
Altri fattori, non completamente chiari e noti, sono di tipo ambientale, quali ad esempio l’apporto iodico.
Si verifica più frequentemente nei soggetti con malattie genetiche quali:
- la sindrome di Down;
- sindrome di Turner;
- la sindrome di Klinefelter.
I sintomi della tiroidite di Hashimoto
Nella tiroidite autoimmune, spesso, la funzione tiroidea può risultare normale, soprattutto nelle fasi iniziali e il soggetto non presenta sintomi.
In seguito può manifestarsi ipotiroidismo primario.
Raramente è possibile osservare casi di ipertiroidismo transitorio, l'hashitossicosi, che solitamente si autorisolve nell’arco di qualche settimana, ma l’evoluzione naturale della patologia porta ad ipotiroidismo.
La tiroide autoimmune di per sé non causa alcun sintomo.
Ad ogni modo, se la tiroidite di Hashimoto instaura ipotirodismo, la sintomatologia solitamente, è a lenta progressione, manifestandosi con:
- stanchezza;
- intolleranza al freddo;
- aumento di peso;
- difficoltà nella concentrazione;
- stitichezza;
- depressione;
- perdita della mimica facciale;
- diminuzione dell’appetito;
- demenza.
Conseguenze
I segni distintivi sono:
- voce rauca;
- pelle secca;
- caduta dei peli e dei capelli;
- macroglossia (lingua grande);
- edema (gonfiore);
- cardiomegalia (cuore grande).
Patologie correlate
Le possibili malattie associate sono:
- sindrome delle apnee notturne;
- sindrome del tunnel carpale;
- vertigini parossistiche;
- atassia cerebellare: alterazioni della postura e dell’equilibrio.
La diagnosi di tiroidite di Hashimoto
La diagnosi della tiroidite di Hashimoto è ambulatoriale, confermata da:
- esami del sangue;
- ecografia.
I risultati delle analisi del sangue evidenziano la presenza degli anticorpi:
- antitireoperossidasi (aTPO);
- antitireoglobulina (aTG),
fattori principali per la diagnosi di tiroidite di Hashimoto, nonché il quadro ecografico.
A questo punto per valutare la funzionalità della tiroide e l’eventuale ipotiroidismo, sarà necessario misurare il livelli degli ormoni:
- T3 (tiroxina);
- T4 (triiodotironina);
- TSH (ormone tireostimolante, prodotto dall’ipofisi per stimolare la tiroide).
L’ormone tireostimolante (TSH) è, in genere, il migliore indicatore per la funzionalità tiroidea; considerando che il suo compito è quello di stimolare la tiroide, la presenza nel sangue sarà:
- alta, nei casi di ipotiroidismo;
- bassa, nei casi di ipertiroidismo.
Quando il medico riesce a palpare una o più neoformazioni della tiroide, viene prescritta un’ecografia, per verificarne la consistenza e la natura.
Tiroide di Hashimoto e gravidanza
Particolare attenzione va prestata alle donne in gravidanza o che ricercano una gravidanza, poiché la gravidanza può slatentizzare - rivelare - eventuali disfunzioni ormonali tiroidei.
Le cure
La tiroidite di Hashimoto di per sé non prevede alcun trattamento.
Nel caso in cui si instauri un ipotiroidismo, è necessario assumere una terapia ormonale sostitutiva a base di levotiroxina.
Non sempre è necessario iniziare un trattamento con levotiroxina, ma viene valutato in base a:
- i livelli di TSH nel sangue;
- l’età;
- la storia clinica del paziente;
- la sintomatologia.
Quando i livelli di TSH, invece, superano i 10mU/L è fortemente raccomandato iniziare un trattamento con levotiroxina, soprattutto quando si presentano chiari segni di ipotiroidismo.
Se i livelli di TSH sono inferiori ai 10mU/L, l’endocrinologo valuterà se iniziare il trattamento o ricontrollare gli esami tiroidei nel tempo sulla base del quadro clinico del singolo paziente.