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Home / Approfondimenti / Protesi inversa di spalla: quando usarla, tecniche chirurgiche, durata e riabilitazione

Protesi inversa di spalla: quando usarla, tecniche chirurgiche, durata e riabilitazione

La protesi inversa di spalla permette che i movimenti siano affidati al muscolo deltoide e non alla cuffia dei rotatori: un'analisi di quando usarla, dell'intervento, della durata e della riabilitazione.
13 Gennaio 2023
Approfondimenti
protesi inversa spalla roma

Una protesi inversa di spalla attiva il movimento grazie al muscolo deltoide e ha un meccanismo invertito rispetto a una protesi anatomica della spalla.

Prevede l’uso di mezzi di sintesi per sostituire l’articolazione gleno-omerale.

La protesi inversa di spalla

protesi inversa spalla

Una protesi inversa di spalla prevede di impiantare nella glenoide, ovvero nella tasca ossea della scapola, una palla metallica e di fissare una coppa di plastica all’estremità superiore dell’omero.

Questo tipo di protesi viene impiantata per fare in modo che i movimenti per muovere la spalla e il braccio siano affidati al muscolo deltoide e non alla cuffia dei rotatori.

In questo modo anche chi ha avuto un problema di rottura dei tendini della cuffia potrà muovere il braccio in modo autonomo.

Raccomandata nei pazienti con artropatia da deficit della cuffia dei rotatori, la protesi inversa di spalla è utilizzata anche in diverse altre patologie.

L’artropatia della cuffia dei rotatori è una malattia con una evoluzione lenta ma continua.

Il processo degenerativo prevede:

  • il consumo della cartilagine della spalla;
  • lo sfregamento delle ossa dell’articolazione scapolo omerale.

Questo tipo di problematica si sviluppa a seguito di patologie come l’artrite reumatoide ma può svilupparsi anche in seguito a frattura della spalla e/o lesioni da trauma alla spalla a seguito della non idonea consolidazione di una frattura alla spalla o di un ispessimento dei tendini della cuffia.

In pratica in un’articolazione sana le superfici articolari della testa omerale e della glena sono protette e rivestite di cartilagine, ciò permette ai capi articolari di muoversi senza generare attrito tra le ossa.

Quando usare una protesi inversa di spalla?

L’artropatia della cuffia dei rotatori si presenta in soggetti predisposti oppure oltre i 65 anni e può prevedere come causa non solo dolore e rigidità articolare ma anche lesioni tendinee; nei casi più gravi l’intervento chirurgico di protesi inversa di spalla è una delle soluzioni più indicate per la ripresa delle attività quotidiane.

I sintomi di un’artropatia della spalla sono:

  • dolore;
  • impossibilità di muovere il braccio e/o la spalla;
  • degenerazione progressiva del tessuto tendineo;
  • degenerazione progressiva del tessuto cartilagineo;
  • cedimenti della cuffia con perdita di funzionalità della spalla e/o del braccio.

L’intervento è indicato anche per altre patologie specifiche, come:

  • le lesioni massive della cuffia dei rotatori con pseudoparalisi;
  • artrosi primaria della testa dell’omero con conseguente sublussazione posteriore;
  • fratture prossimali dell’omero.

In questo caso la soluzione chirurgica prevede la modifica del centro di rotazione gleno-omerale, in questo modo si :

  • ottimizza la funzione deltoidea;
  • crea un nuovo braccio di leva;
  • compensa la carenza funzionale della cuffia dei rotatori.

Le tecniche chirurgiche

Questo tipo di intervento prevede due possibili approcci:

  • delto-pettorale (utilizzato anche in caso di revisioni);
  • supero-laterale.

In questi casi il chirurgo incide la parte anteriore o laterale della spalla per circa 10 cm, elimina le parti di osso danneggiate e provvede a ripristinare le funzioni dell’articolazione.

Durante l’intervento viene, dunque, impiantata una protesi di sintesi meccanica biocompatibile, che può essere di diversi modelli:

  • inset (modello classico);
  • onset (con componente omero lateralizzante che appoggia sull’osteotomia del collo anatomico dell’omero);
  • con componente glenoidea lateralizzante.

L’intervento prevede anche di abbassare e medializzare il centro di rotazione allungando il deltoide. Allungando le fibre del muscolo deltoide si migliora il braccio di leva e il momento d’azione permettendo una mobilità completa e migliore dell’articolazione della spalla.

È possibile intervenire anche con una protesi di spalla a stelo corto o mininvasiva, in cui l’ingombro metallico è ridotto al minimo così da preservare il tessuto per successivi interventi.

La preparazione per l’intervento di protesi inversa di spalla prevede il digiuno dalla mezzanotte del giorno precedente.

È bene consultarsi, inoltre, con lo specialista per l’interruzione della terapia farmacologica: molti dei farmaci in uso per l’artrosi e il dolore di spalla possono infatti essere controindicati e causare eccessivo sanguinamento.

In media si deve interrompere la terapia con:

  • farmaci per l’artrosi;
  • farmaci anticoagulanti;
  • FANS.

La durata di un intervento

L’intervento di impianto di protesi inversa di spalla ha una durata media di circa 1 ora e mezza.

È possibile, tuttavia, che le tempistiche varino con il variare delle condizioni patologiche del paziente e delle complicazioni incontrate in sala operatoria.

La riabilitazione dopo una protesi inversa di spalla

Finito l’intervento il paziente dovrà utilizzare per almeno 2 settimane un tutore protettivo per l’articolazione e stare bene attento a non mobilizzarla troppo per evitare lussazioni.

Per le prime sei settimane è opportuno non sollevare carichi troppo pesanti o prevedere contrazioni muscolari troppo forti.

Il recupero completo dall’operazione è previsto entro 4-5 mesi nei quali è opportuno eseguire terapia fisioterapica e riabilitativa per recuperare:

  • tono muscolare,
  • mobilità della spalla.
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