L’iperemesi gravidica: sintomi, cause, conseguenze e percorso terapeutico
L’iperemesi gravidica è una condizione caratterizzata da nausee e vomito acuto in eccesso rispetto al tipico stato di gravidanza.
È un disturbo della gravidanza che colpisce con una certa prevalenza le donne incinte di gemelli (gravidanza gemellare).
L’iperemesi gravidica
Sebbene nausee e vomito possano essere frequenti nelle donne in stato di gravidanza, soprattutto nel primo trimestre, l’iperemesi gravidica è una condizione che può creare vera e propria debilitazione.
Si tratta di un aspetto che deve essere controllato e bilanciato, in modo da non creare problemi alla madre e al bambino e ripristinare una normale condizione di vita.
Quanto dura
Controllare l’evoluzione del disturbo è cruciale poiché, se persiste dopo la sedicesima o diciottesima settimana, può creare squilibri alla pressione (ipotensione fino allo svenimento), danni organici a livello epatico, fino a forme gravi di danni all’esofago e addirittura a livello neurologico per carenza vitaminica.
È bene osservare, tuttavia, che questi problemi si presentano solo in rari casi, in particolare se l’iperemesi gravidica persiste senza possibilità d’intervento.
I sintomi e le conseguenze dell’iperemesi gravidica
Come già detto, i sintomi principali dell’iperemesi gravidica sono nausea e vomito acuto.
Le conseguenze del mantenimento di questa sintomatologia sono:
- disidratazione;
- alterazioni elettrolitiche (riguardanti i minerali contenuti nel sangue);
- perdita di peso (allarmante sopra i 5 kg).
I sintomi correlati alla disidratazione eccessiva, infine, sono ipotensione e tachicardia.
Le cause dell’iperemesi gravidica
Le cause dell’iperemesi gravidica non sono state ancora del tutto accertate: si ipotizza, ad ogni modo, che il disturbo sia di tipo genetico.
Si pensa, inoltre, che vi sia una componente psicologico-comportamentale.
L’iperemesi gravidica, comunemente, viene associata a un aumento particolarmente rapido di:
- estrogeni;
- beta hCG (o ormone della gravidanza).
La diagnosi
La diagnosi di questo disturbo della gravidanza avviene tramite esame obiettivo e con l’ausilio di analisi biochimici come:
- esami di funzionalità renale;
- dosaggio dell’ormone tireostimolante;
- azotemia;
- creatinina;
- esami epatici;
- magnesio;
- fosfato;
- elettroliti sierici;
- corpi chetonici urinari.
Si prosegue, inoltre, con un controllo cadenzato e periodico del peso della madre.
Come esame specifico ad immagini si utilizza un’ecografia, che viene eseguita per:
- verificare la presenza di una gravidanza multipla o gemellare;
- escludere vi sia una mola idatiforme (una forma tumorale generalmente benigna della placenta).
I trattamenti per l’iperemesi gravidica
Il trattamento per l’iperemesi gravidica inizia con la correzione dei deficit di elettroliti con:
- l’infusione di liquidi ed elettroliti;
- l’astensione temporanea dall’alimentazione.
Una volta ripristinati i valori normali di liquidi ed elettroliti si prosegue con una graduale reintroduzione del cibo; solo in rari casi in cui è necessario effettuare una nutrizione parenterale totale (nutrizione per via endovenosa).
Durante questa fase è importante dosare attentamente l’apporto idrico e alimentare nel tempo, in modo da evitare alcune delle complicanze neurologiche più temute.
Trattamento farmacologico
Qualora il disturbo dovesse proseguire anche dopo la reintroduzione di liquidi ed elettroliti, si passa allora all’assunzione di farmaci come:
- antiemetici;
- vitamina B6.
Infine, dopo la risoluzione dell’idratazione e dei sintomi di vomito acuto si può riprendere gradualmente ad assumere alimenti e liquidi per via orale.
Se la paziente non dovesse tollerare l’alimentazione e la reidratazione orale anche dopo la somministrazione di antiemetici, sarà necessario continuare l’infusione per fleboclisi.