La vitrectomia: indicazioni, durata e tempi di recupero
La vitrectomia è l’intervento chirurgico necessario per il trattamento di varie patologie oculari, in particolare per:
- il distacco di retina;
- alcune forme di retinopatia diabetica;
- alcune patologie maculari.
Questa tecnica è caratterizzata fondamentalmente della rimozione del gel vitreale tramite l’utilizzo di un vitrectomo.
La rimozione dell’umor vitreo, una sostanza gelatinosa che occupa la camera posteriore dell’occhio, che è lo spazio delimitato dal cristallino e dalla retina, viene seguita dalla sua sostituzione con sostanze tamponanti o con lo stesso umor acqueo.
La vitrectomia
La vitrectomia trova indicazione nei pazienti in cui il vitreo non è più trasparente o in quelli con patologie retiniche.
Nello specifico, è indicata nelle seguenti condizioni:
- distacco della retina;
- pucker maculare;
- foro maculare;
- retinopatia diabetica;
- emorragie endovitreali;
- infezioni del vitreo;
- uveite;
- presenza di frammenti catarattosi in camera vitrea.
La vitrectomia viene eseguita tramite accesso transcongiuntivale/transclerale a circa 3.5mm dal limbus corneale, per poter sezionare ed aspirare il gel vitreale con il vitrectomo.
Attualmente vengono utilizzate sonde da 25 o 27 Gauge, che tramite l’impiego di trocars dedicati, procurano delle sclerotomie di dimensioni così ridotte da risultare autochiudenti.
Una volta effettuata la rimozione del gel vitreale è infatti poco frequente l’utilizzo di punti di sutura, riassorbibili, a livello di questi punti di accesso sclero-congiuntivali.
L’umor vitreo, ad ogni modo, deve essere sostituito da una sostanza che svolga le stesse funzioni, in modo da tenere in tono l’occhio fino a che l’umor acqueo non sostituisca il gel rimosso.
A questo proposito, si ricorre a diverse sostanze tamponanti come:
- l’aria;
- l’olio al silicone;
- miscele di gas riassorbibili (vitrectomia gas).
Di questi, solamente nel caso dell’olio di silicone, è necessario un successivo intervento chirurgico per la sua rimozione, solitamente eseguito dopo pochi mesi, in quanto non viene assorbito dall’organismo.
L’aria invece si riassorbe in pochi giorni in maniera autonoma, mentre il gas, in funzione della miscela e concentrazione utilizzate, impiegherà da poche settimane a qualche mese per essere sostituito spontaneamente dall’umor acqueo all’interno della camera vitrea.
La vitrectomia può essere accompagnata da altre procedure come:
- il peeling di membrane epiretiniche;
- la riparazione di lacerazioni retiniche tramite laser o crioterapia;
- il riaccollamento retinico in seguito ad un suo distacco retinico che richiede questo tipo di chirurgia.
Anestesia e durata
Anche se ogni caso viene valutato a sé, in base alle condizioni del paziente, solitamente questa chirurgia viene eseguita in anestesia peribulbare e richiede il digiuno da almeno 7 ore precedenti alla procedura.
L’anestesia generale è riservata solo a casi particolari, ed in caso di paziente non collaboranti.
La vitrectomia ha generalmente una durata compresa tra i 45 minuti e le due ore, nella maggior parte dei casi.
Nei casi in cui sia necessario eseguire altri interventi contestuali, ovviamente i tempi di sala saranno maggiori.
I tempi di recupero della vitrectomia
Considerata la zona trattata ed i tamponanti scelti, dopo l’intervento può persistere un annebbiamento della vista fino anche a 6/8 settimane.
Oltre a ciò, gli occhi possono risultare arrossati o lievemente gonfi per qualche giorno, anche se con le attuali tecniche a bassa invasività i disturbi sono spesso molto relativi.
Sono rari i casi accompagnati da forte dolore post operatorio, calo del visus importante, emorragie o infezioni, che risultano essere una temibile complicazione di questa chirurgia.
I risultati della vitrectomia sono legati principalmente alla causa che ne ha richiesto l’esecuzione, per cui possono variare dal recupero completo a migliorie minime della vista.
È molto importante, infine, seguire con attenzione le cure antibiotiche post-operatorie e sottoporsi ai controlli prescritti, in modo da facilitare la guarigione e ridurre il rischio di complicanze.