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Home / Approfondimenti / L’intervento per l’adenoma ipofisario: indicazioni, tecniche chirurgiche e gestione post-operatoria

L’intervento per l’adenoma ipofisario: indicazioni, tecniche chirurgiche e gestione post-operatoria

L’intervento per l'adenoma ipofisiario prevede l’asportazione del tumore tramite approccio endoscopico transnasale.
19 Marzo 2025
Approfondimenti
adenoma ipofisario intervento roma

L’intervento per l'adenoma ipofisiario prevede l’asportazione del tumore tramite approccio endoscopico transnasale.

Si accede alla sella turcica passando attraverso le cavità nasali, evitando incisioni esterne.

L’intervento è microchirurgico, preciso, e consente di preservare l’ipofisi sana, riducendo il rischio di complicanze e tempi di recupero rapidi.

L'intervento per l'adenoma ipofisario

adenoma ipofisario intervento

L’adenoma ipofisario è un tumore benigno che si sviluppa nella ghiandola ipofisaria, una struttura situata alla base del cranio, essenziale per la regolazione di numerosi processi endocrini.

Sebbene generalmente non maligno, l’adenoma può causare sintomi significativi a causa della compressione delle strutture cerebrali circostanti o della secrezione anomala di ormoni.

Quando la terapia farmacologica o il monitoraggio non sono sufficienti, l’intervento chirurgico rappresenta la principale opzione terapeutica.

Gli adenomi ipofisari possono essere suddivisi in due categorie principali:

  • adenomi funzionanti, che producono quantità eccessive di ormoni, causando sindromi cliniche come il morbo di Cushing (eccesso di cortisolo), l’acromegalia (eccesso di ormone della crescita) o il prolattinoma (iperprolattinemia);
  • adenomi non funzionanti, che non secernono ormoni ma possono provocare sintomi compressivi, come cefalea, alterazioni visive o ipopituitarismo.

Le indicazioni all’intervento per l'adenoma ipofisario

L’intervento chirurgico è indicato principalmente nei seguenti casi:

  • tumori di grandi dimensioni che comprimono il chiasma ottico, causando perdita della vista;
  • adenomi funzionanti non controllabili con farmaci;
  • crescita progressiva del tumore documentata tramite test di imaging.

Le tecniche di intervento per l’adenoma ipofisario

L’intervento chirurgico per l’adenoma ipofisario viene generalmente eseguito attraverso due approcci principali:

  • la chirurgia transnasale endoscopica;
  • la chirurgia transcranica.

Chirurgia transnasale endoscopica

È l’approccio più utilizzato e minimamente invasivo.

Attraverso le narici, il chirurgo introduce un endoscopio per accedere alla sella turcica, la cavità ossea che ospita l’ipofisi.

Questo metodo permette di rimuovere il tumore con precisione, riducendo al minimo i danni ai tessuti circostanti e favorendo un recupero rapido.

Chirurgia transcranica

Utilizzata nei casi in cui il tumore sia molto grande o abbia invaso aree del cervello non accessibili attraverso l’approccio transnasale.

Questa tecnica richiede l’apertura del cranio (craniotomia) per raggiungere e asportare il tumore.

Entrambi gli approcci richiedono un team multidisciplinare, composto da neurochirurghi, otorinolaringoiatri, endocrinologi e oftalmologi, per garantire il miglior esito possibile.

La preparazione e la gestione dell’intervento

Prima dell’intervento, il paziente viene sottoposto a una serie di esami diagnostici, tra cui:

  • risonanza magnetica (RM) per valutare le dimensioni e la posizione del tumore;
  • test endocrini per analizzare la funzionalità ormonale;
  • se necessaria, una valutazione oftalmologica per verificare eventuali deficit visivi.

Durante la procedura, il monitoraggio costante delle funzioni vitali e la precisione chirurgica sono fondamentali per ridurre il rischio di complicanze.

I benefici e i rischi dell’intervento

L’intervento chirurgico per l’adenoma ipofisario offre diversi benefici:

  • rimozione del tumore e miglioramento della compressione sulle strutture cerebrali;
  • normalizzazione dei livelli ormonali nei casi di adenomi funzionanti;
  • recupero della funzione visiva, se alterata.

Tuttavia, come ogni procedura chirurgica, presenta potenziali rischi, tra cui:

  • fistola del liquido cerebrospinale, dovuta alla perdita di tenuta della barriera che separa il cervello dalla cavità nasale;
  • sanguinamenti o infezioni post-operatorie;
  • ipopituitarismo, che può richiedere una terapia ormonale sostitutiva a lungo termine.

Il recupero e la gestione post-operatoria

Il recupero post-operatorio è variabile e la convalescenza dura poche settimane.

La gestione post-operatoria comprende:

  • controllo endocrinologico per monitorare i livelli ormonali e rilevare eventuali deficit;
  • valutazione radiologica con RM per verificare la completa rimozione del tumore e l’assenza di recidive;
  • riabilitazione visiva, nei casi in cui il tumore abbia compromesso la vista.

In molti casi, i pazienti necessitano di una terapia ormonale sostitutiva per compensare eventuali carenze endocrine.

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