Dismenorrea: tipologie, cause, diagnosi e cura
Con il termine dismenorrea si intende la comparsa di dolore in concomitanza con la mestruazione, di solito crampiforme e localizzato nell’addome inferiore.
La dismenorrea si differenzia dalle normali sensazioni crampiformi avvertite da un gran numero di donne nel corso delle mestruazioni in quanto, al contrario di queste, necessita di cure e spesso si associa ad una limitazione delle normali attività e l’assenza da scuola o lavoro.
La prevalenza di dismenorrea è più alta nelle adolescenti, di cui circa il 15% presenta dismenorrea severa, che è la principale causa di assenteismo ricorrente da scuola.
La dismennorea
Quando si parla di dismenorrea bisogna fare una distinzione tra due forme la cui eziologia è completamente diversa:
- Dismenorrea primaria o essenziale (funzionale): compare in assenza di alterazioni dimostrabili a carico dell’apparato riproduttivo.
- Dismenorrea secondaria (o acquisita): conseguente ad una patologia che, approfondendo sempre più l’indagine, è alla fine dimostrabile.
Dismenorrea primaria
Le cause della dismenorrea primaria non sono state ancora chiarite, sembra avere una genesi multifattoriale in cui un ruolo importante sembra essere svolto dalle prostaglandine.
Il dolore è conseguente alle contrazioni della parete uterina indotte dalle prostaglandine, determinando una riduzione del flusso ematico all’utero, con conseguente dolore.
La dismenorrea primaria inizia solitamente dai 6 ai 12 mesi dopo il menarca, perché un prerequisito è che il ciclo sia ovulatorio, ossia ci sia la presenza di progesterone che fa produrre a livello endometriale le prostaglandine.
Dismenorrea secondaria
Le prostaglandine sono implicate anche nella dismenorrea secondaria, tuttavia in questi casi è possibile identificare un meccanismo anatomico secondario al tipo di malattia pelvica presente.
Cause comuni di dismenorrea secondaria sono:
- endometriosi pelvica: si tratta della presenza di endometrio, che è il tessuto che normalmente si trova all’interno dell’utero e che si sfalda ad ogni mestruazione, in organi diversi dall’utero;
- adenomiosi o endometriosi interna: le ghiandole endometriali si fanno strada nella parete muscolare dell’utero);
- malformazioni mulleriane congenite:
- imene imperforato;
- atresia del canale cervicale;
- utero bicorne con corno non comunicante con la cervice;
- vagina doppia con emivagina non comunicante;
- malattia infiammatoria pelvica cronica;
- fibromatosi uterina;
- polipi endometriali;
- varicocele pelvico;
- dispositivo intrauterino;
- stenosi del canale cervicale acquisita (a seguito di aborto settico).
I sintomi della dismenorrea
I sintomi mestruali variano da donna a donna, e si possono associare a:
- dolore, che può irradiarsi anche alla schiena e all’interno coscia;
- spasmi o crampi al basso ventre;
- sbalzi d’umore;
- stanchezza;
- diarrea e vomito;
- capogiri e svenimenti.
Nella dismenorrea primaria, il dolore inizia solitamente dai 6 ai 12 mesi dopo il menarca ed è molto comune nelle giovani donne, con i sintomi che tendono a diminuire gradualmente con l’avanzare dell’età.
Il dolore precede, in genere, di alcune ore l’inizio del flusso mestruale e dura, di solito, non più di 24 ore.
Occasionalmente può persistere per 48-72 ore, ma generalmente con intensità diminuita.
La dismenorrea secondaria può verificarsi in qualsiasi momento dopo il menarca, generalmente con una comparsa più tardiva e si possono associare ad altri sintomi come:
- mestruazioni irregolari e addonanti;
- dispareunia;
- infertilità.
La diagnosi
Di solito sono una storia clinica dettagliata associato a una visita ginecologica sono sufficienti per diagnosticare la dismenorrea primaria.
Informazioni come:
- età di insorgenza;
- localizzazione del dolore;
- durata e caratteristiche del dolore,
- fattori che portano ad un aggravamento o sollievo dal dolore come contraccettivi o FANS,
dovrebbero essere ricercate.
Visita ginecologica + ecografia transvaginale
La diagnosi può essere effettuata con un controllo ginecologico, valutando la sintomatologia avvertita e ampliando il quadro attraverso un controllo degli organi riproduttivi con una ecografia transvaginale.
Ulteriori esami strumentali posso comprendere la risonanza magnetica, l’isteroscopia, fino ad arrivare alla laparoscopia se tutti i precedenti sono negativi e se il dolore è particolarmente forte.
La cura della dismenorrea
Il trattamento per la dismenorrea mira ad alleviare il dolore influenzando i meccanismi fisiologici sottostanti, in particolare la produzione di prostaglandine.
In caso di sintomi severi e invalidanti, i farmaci di prima scelta sono gli inibitori della prostaglandina-sintetasi (FANS), che sono efficaci in circa il 70% delle pazienti.
Il farmaco può essere più efficace se iniziato circa 24 ore prima dell’inizio delle mestruazioni, diminuendo la quantità di prostaglandine rilasciate: è quindi minore lo stimolo a livello dell’utero.
Se il dolore continua ad interferire con le normali attività, è consigliabile ottenere la soppressione dell’ovulazione con gli estroprogestinici a basso dosaggio, ottenendo una scomparsa o attenuazione del dolore in circa il 65% dei casi.
Trattamenti alternativi e complementari come regolare esercizio fisico, integratori e cambiamenti nell’alimentazione sono risultati efficaci nella gestione del dolore.
In caso di dismenorrea secondaria potrebbe risultare necessità rimuovere la patologia sottostante, fino ad arrivare ad un trattamento chirurgico.
È importante per questo rivolgersi a centri specializzati dove trovare un medico dedicato a questo tipo di problematiche e capace di applicare una strategia terapeutica personalizzata per ogni paziente.